Antologia Aperta (Edizioni del Calatino, Ottobre 2009)
Pag. 24 e segg. "Qualificazioni" di Riccardo Sorrentino
Tutto si muoveva tra il letto, la finestra e il televisore con la partita muta. La luce pomeridiana attraversava le foglie dell’oleandro in giardino e la inquadrava sul letto con un timido occhio di bue di pulviscolo. Nuda, distesa con le gambe divaricate. Ancora sporca del seme di lui immobile alla finestra a guardare il tramonto estivo senza vederlo, al piano terra. In una Roma che di caldo non voleva saperne neanche a giugno.
«Mi ami?» gli aveva chiesto.
«Mi ami?» gli aveva chiesto.
«Credo di sì»
«Non ne sei convinto?»
«Sì, ma è tutto troppo complicato» aveva proseguito.
Nudo, si sdraiò tra le gambe affusolate di lei. Le passò un tovagliolo perchè si pulisse. Rimase a guardarla: gli piaceva pensare al sapore dei sudori mescolati. Le toccò i capelli all’altezza dell’orecchio. Le raccolse dietro quelli che si era persa davanti.
«Che le dirai di oggi pomeriggio? Dove hai visto la partita?» gettando il fazzoletto sul pavimento e prendendone un altro dalle sue dita.
«Non lo so. Inventerò qualcosa. Anche un amico» mentre le disegnava il bacino col dito, lì dove c’era il segno bianco del costume.
«Non voglio che te ne vada da questa casa» gli disse guardandolo negli occhi.
«Tuo marito sarà qui stanotte e mia moglie mi aspetta per l’ora di cena. E’ troppo complicato quello che vogliamo, oltre questa partita». Le parole cominciarono a riempire il vuoto della testa, quello che ti lascia l’amore, subito dopo.
«Forse hai qualche unghiata sulla schiena. Fammi vedere» girandolo e mettendosi a cavalcioni sopra. «Mi fa impazzire la tua schiena»
Urla strozzate arrivarono dalle case intorno. L’Italia aveva segnato il gol più importante, nell’ultimo giorno disponibile per l’accesso agli ottavi. Lui guardava la televisione col mento sul materasso, le mani di lei sulle spalle. Dallo specchio le vedeva di traverso i seni sodi, l’incrocio sporgente delle clavicole celato tra i capelli. Fremendo, ancora.
«Ce la farà a qualificarsi?» gli chiese mentre gli massaggiava coi polpastrelli le scapole.
«Spero di sì perché avremmo anche gli eventuali supplementari la prossima volta» le rispose.
Suo marito si era fermato all’aeroporto appena sceso dall’aereo, di ritorno dal convegno: per non perdersi la qualificazione, aveva detto. Al novantesimo non ci sarebbe stato più tempo nemmeno per loro. Neanche per la doccia.
«Avrei voglia di fare l’amore con te in uno stadio» gli disse. Lui si girò supino tenendole le mani nei palmi aperti, sentendo ancora l’odore del sesso. Se la sarebbe impressa così, negli occhi. Si era sempre chiesto che cosa avrebbe fatto di sua moglie quando avesse incontrato la donna giusta.
«Aspetta di sapere se ci qualifichiamo prima» sorridendo.
Si alzò e si lavò. Lei non lo perse mai di vista, rimanendo nuda al suo fianco. La baciò sulla porta senza convenevoli, per non rischiare di perdersi di nuovo, dentro.
Scese le scale e decine di urla festose dalle finestre lo colsero con l’accendino in mano. Sembrava che l’amore avesse i minuti contati, ma restava un sacco di tempo.
[Il racconto è apparso sull'old blog il 17 giugno 2008]