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Riuscì ad arrivare trafelato all’appuntamento nonostante il pomeriggio libero passato in giro ad arredare il tunnel in cui era rinchiuso dalla mattina.
Un tavolo a suo nome. Ovviamente.
Si sedette in attesa ed ordinò del prosecco.
Il cameriere fu rapido, lo colse di lato, assorto nei suoi pensieri ed insieme al calice vide la busta. L’ultima, sperava.
Si guardò intorno e decise che non fosse prudente aprirla lì. La tastò ed individuò il cd.
In bagno lesse il resto quasi sbavando: “Ti restituisco la tua vita. Ridalle la sua, il marito che ama”, laconico.
Lei arrivò emozionata e sorpresa, quanto lo era stata quando la segretaria del marito le aveva riferito il messaggio con l’appuntamento, senza preavviso. La vide per primo ed andò a prenderla, alzandosi dal tavolo.
Quasi non credeva ai suoi occhi. Il tempo di quella giornata che non si era vergognato mai di essere crudele, gli riconsegnava stasera sua moglie, intatta, con l’amore che leggeva nei suoi occhi, puro. Senza rumori, come spesso accade quando si ama.
Le diede l’anello poco dopo, tra la prima e la seconda portata. L’estasi non li abbandonò mai. Lei gli strinse la mano con la sua per il resto della cena lasciandogli intendere che quella notte non se la sarebbe cavata con dieci minuti di straordinario sotto le coperte, nella stanza da letto nuova.
Quando il cameriere si avvicinò e si abbassò per parlare ad entrambi, un brivido gli percorse la schiena.
«Questa sera» fece il giovanotto «la riffa consueta del venerdì del Cafè de Russie mette in palio per i suoi ospiti un abbonamento a quotidiani e riviste, signori. Vi lascio i biglietti». Glieli porse mentre riceveva il ringraziamento di lei ed il respiro profondo di lui.
Arrivarono al dolce quando vinsero la lotteria, insieme ad altri tre tavoli. L’avvocato, tra i complimenti dello staff alla reception, scrisse l’indirizzo della loro casa appena comprata con la sua Mont Blanc. Dalla prossima settimana “La Repubblica” sarebbe arrivata a domicilio. Con tanti saluti e baci a questa giornata.
Quella notte accese il portatile e verificò il contenuto del cd-rom. Aveva mantenuto le promesse: era tutto lì, immagini anche di sesso esplicito. Interni ed esterni. Carrellate e primi piani.
Spinse il tasto ed il supporto gli fu restituito intatto prima che lo frantumasse tra le dita per gettarlo nella 48 ore usata la mattina.
Il resto della notte furono sospiri e carezze, senza pause. Amanti senza testimoni. O almeno così sperava.
Quando il socio lo chiamò dalla sede di Firenze direttamente al suo numero interno, otto giorni dopo, rispose dopo mezzo squillo.
Fece appena in tempo a vedere che la moglie faceva trillare il suo cellulare nello stesso istante.
Ebbe la forza di prendere il giaccone e di infilare la porta.
Raggiunse il casello autostradale in un’ora, direzione “lontano”.
Si fermò all’autogrill, in preda al panico. Il dolore al costato ed il respiro affannoso lo rassicurarono. Pareva ancora vivo.
Tra il bar e l’edicola non fece in tempo neanche a finire il bicchiere d’acqua e a sfogliare il giornale che aveva preso.
La cassiera tentò di fermarlo urlando, ma era già andato.
I fogli sparsi in terra che la ragazza ricompose nella rastrelliera le fecero pensare che ormai per il paginone centrale de “La Repubblica” i pubblicitari non avevano più idee. “Tuo marito è per sempre?” e le foto a puzzle di decine di donne con uno sconosciuto, sempre lo stesso uomo.
«Aspetta…» sussurrò la cassiera «… Ma questo era…»