mercoledì 6 aprile 2011

Per sempre (parte prima)

“Tua moglie e i tuoi figli vorrebbero sapere” iniziava il biglietto.
L’aveva aperta la segretaria e dalla fretta con cui gli aveva portato in stanza la busta gialla, aveva già compreso la gravità della vicenda.
Anche lei aveva visto, sebbene poi avesse richiuso in fretta il contenuto per consegnare il plico al legittimo destinatario. Niente timbri, niente date. Consegnata a mano.
“Hai 24 ore di tempo per effettuare lo scambio: 30.000 euro in contanti in cambio dell’unica copia del materiale in mio possesso. Alle 9 di domani mattina tua moglie saprà tutto. Non voglio solo i tuoi soldi, farò in modo che ti portino via tutto. Per sempre.” Stop. Nient’altro nel biglietto scritto al computer in bella vista ora sul suo tavolo.
Solo dieci foto che lasciavano immaginare chissà quale altro materiale pronto ad essere diffuso.
Gli ultimi mesi della sua vita parallela, adagiata sulle bugie, sui tradimenti, sulle scappatelle più o meno consenzienti, sui favori sessuali che aveva preteso.
Dettagli intimi che rassegnavano le vicende squallide della sua vita artefatta. Uno studio ormai avviato, interessi e fatturati per milioni di euro, clienti che si fidavano, collaboratori cui avrebbe dovuto spiegare. Due figli piccoli e una moglie giovane. Ma il totale, se sommato, ora faceva zero. Lo squallore della sua biografia scritta con le immagini nitide che aveva innanzi. L’epitaffio redatto in Arial su di un foglio.
Chiuse la porta. Il messaggio non riportava dove sarebbe avvenuto lo scambio, quindi l’anonimo si sarebbe messo in contatto. Lui non avrebbe provato a trattare, certo, ma avrebbe preteso la garanzia dell’esclusiva. Anche se non sapeva ancora come.
Annullò ogni appuntamento per la giornata e impartì ordini a tutti mentre correva nel corridoio. Scadenze da gestire tra mesi, qualsiasi cosa pur di sembrare sul pezzo nonostante la voglia forte di vomitare da dieci minuti.
Mentre usciva rigurgitò alla segretaria: “Girami tutte le chiamate sul cellulare”.
Quando si sedette in macchina si impose di essere lucido ed incontrovertibile.
Dieci minuti dopo era in banca, tra i saluti di tutti e il suo sorriso sghembo in quella mattinata in cui il cielo pareva scomparso, d’un tratto.
Si sedette nel caveau mentre attendeva l’arrivo dei 30.000 euro in contanti addebitati sul conto di studio. Quando la direttrice accompagnò l’impiegato con le mazzette, aveva già tutte le frasi in testa. Ciò che avrebbe detto. Nell’attesa. A chiunque.
Fece disporre le banconote nella 48 ore recuperata dal bagagliaio dell’auto, senza toccare nulla.
Congedò tutti in fretta e si diresse all’uscita. Fu a metà strada che Michela lo chiamò. «Avvocato, non dimentichi questa» mentre gli porgeva una busta bianca, sigillata «L’han portata stamane, avevan detto che sarebbe passato».
Avrebbe voluto domandare chi, ma gli uscì solo «Grazie» mentre infilava la lettera nella tasca della giacca.
In macchina respirò ed aprì. “Ore 13. Il tuo gioielliere ti aspetta. Passa dal retro”.
In Via Frattina, 13:03. Lì aveva comprato le fedi, quattro anni prima. Passò dal retro e Giovanni lo intravide dietro le saracinesche a metà.
Gli sorrise. Lo aspettava.
«Avvocato, sempre puntuale, la trovo in ottima forma, ma come sta?».
Tra chiacchiere estemporanee, con un paio di sguardi all’orologio gli fece capire che andava di fretta «Sa, gli affari…».
«Ma certo, certo. Sempre di corsa lei, però non perde mai l’occasione per regalare dei bei gioielli a sua moglie» mentre tirava fuori da sotto il tavolo la scatola nera. Ormai era in balìa degli eventi, pensò a stento.
Il diamante era strepitoso, senza eguali: un anello di insolita bellezza, intarsiato e lavorato come solo Giovanni aveva la premura di fare. Da oltre quarant’anni.
Pagò i 30.000 euro senza chiedere nulla su chi avesse ordinato quel gioiello, per lui. Diede quello che doveva, senza ottenere sconti o tirare sul prezzo. Non stavolta.
«Anche questa è sua» fece mentre infilava in un sacchetto la busta sigillata insieme alla scatola.
«Perfetto, grazie Giovanni. Sempre eccezionale!» si sforzò di dire.
Stavolta non arrivò alla macchina. Strappò la busta e respirò a fondo. “Ore 19:30 Cafè de Russie. La tua serata indimenticabile. Porta quello che hai ritirato poco fa. Avrai tutto indietro.” [...continua...]

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