lunedì 15 settembre 2008

Bussano

Bussano alla porta.
Ad intervalli regolari di 5-6 minuti, pugni vigorosi si abbattono sul legno dell’uscio del mio appartamento.
TOC, TOC, TOOC!
È così da due giorni. All’inizio solo ogni tre ore, poi hanno intensificato gli sforzi. Da ieri sono fermi sul pianerottolo.
Ma io non apro. Non girerò la chiave. Anche se sono molto stanco, credo di poter resistere a lungo.
TOC, TOOC, TOC!
Tenaci, colpiscono tre pugni alla volta e i testicoli mi si strizzano. Nel silenzio recupero la mia lucidità. Quando sono arrivati, ieri mattina, mi hanno sorpreso. Li ho osservati dallo spioncino catturare un ratto ed ingoiarlo. La mia mano si è fermata in tempo sulla maniglia.
TOOC, TOC, TOC!
Continuate pure… io non apro! Anche se ormai il pacchetto di sigarette sta finendo. Lo so, continueranno a martellarmi il cervello fino all’alba. E oltre. Se solo la smettessero per più di dieci minuti, giusto il tempo di… dormire!
TOOC, TOOC, TOOC!
Non credo lo faranno: ho il sospetto che diano pugni incessanti ora. La porta non resisterà a lungo. Se mi fermo a fissarla, la vedo vibrare sotto la potenza dei colpi. Devo riuscire ad andarmene.
TOOC, TOOOC, T-TOOC!

Verso le sette di ieri sera sono salito sul cornicione. Avevo intenzione di raggiungere la finestra della mia vicina di casa. Non m’avrebbero sentito. Sarei rimasto lì fino a quando non fossero riusciti ad entrare nel mio appartamento. Avrei infilato le scale per arrivare alla macchina: è parcheggiata qui sotto e benzina ce n’è a sufficienza per andare.
TOC…T-TOOC, TOOC!
Ma qualcosa non ha funzionato: due ore a ripetermi che ce l’avrei fatta e che non avrei sofferto di vertigini, ma dopo 6 metri di piede sinistro e destro, ho desistito. Ho scavalcato il davanzale e sono rientrato in casa. A bloccarmi è stata una folata di vento più forte delle altre: le mani hanno cercato la parete liscia del palazzo e i tendini dei talloni sono scattati per mantenere l’equilibrio…
TOC, T-TOOCC, TOOOC!
… per un istante sono rimasto sospeso, poi il vento ha cambiato direzione e la mia guancia ha sentito di nuovo il freddo dei mattoni.
L’unica via d’uscita è quella dannata porta! E loro vogliono SOLTANTO ME!
TOC, TOC, T-TOOCC!
Con poco tempo a disposizione non sono sicuro che riuscirò ad escogitare qualcosa prima che entrino…ma…aspettate! Sì…sembra proprio il rumore dell’ascensore… forse…
… DEVO ANDARE A VEDERE… Dio fa che sia così, fa che si fermi qui e che io


ce l’ho fatta, cari miei! CE L’HO FATTA!
Sono uscito sul pianerottolo quando hanno agguantato le gambe del figlio della signora Emilia: doveva essere in pena per la madre che non rispondeva più da giorni. Mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, gli avevano già spezzato il collo.
Per un attimo credevo di essermi dimenticato le chiavi della macchina. Ma non è stato così. Le strade sono deserte, ma per sicurezza ho messo un bel po’ di chilometri tra me ed il mio appartamento. Sono lontano, anche se non so dove andare.
Non ho risposte a molte domande, mentre scrivo in sosta sull’autostrada. Mi piacerebbe anche non chiedermi nulla. Per adesso è meglio così. Ora che posso stare tranquillo per un po’, ora che ascolto il vento che grida fuori, anche se il motore pare perdere qualche colpo.
Accelero facendo rombare la marmitta e lascio questo quaderno sulla pompa di benzina, sperando che qualcuno lo trovi.
Lo so, per un po’ sarà come sempre, ma alla fine nemmeno la musica dello stereo coprirà quello che sale dal cofano. Allora la mia mente si rassegnerà al fatto che, nonostante tutto, bussano, bussano ancora


e ancora… e ancora… TOCTOCTOCtoctoctoc…

domenica 7 settembre 2008

Alla cassa

Prendi e riprendi, aveva preso il libro dallo scaffale ‘Novità’. Indecisa tra la passione e il prezzo da pagare, come sempre capita. E comunque desistendo e dichiarando a se stessa che avrebbe atteso lo sconto sulla sua autrice preferita. Alla cassa aveva presentato quattro volumi più quello, che aveva ripreso dopo averlo appoggiato. Calzata la busta, timbrato la tessera punti, aveva gettato tutto sul letto in attesa di goderne.
L’indomani, il sito della libreria ammicca alle promozioni del mese: il volume del giorno prima scontato del venti, spese di spedizione incluse, occupa l’home page. Senza ricordarsi di avere rubato la passione dal vivo, pagandola in contanti (no sale), sceglie la spedizione rapida e indolore.
Il terzo giorno si accorge del misfatto e si presenta in libreria, scontrino e volume nella busta, con il sosia (scontato) già in viaggio. Blocca il commesso: «Quanti giorni ho per cambiarlo?». Dice: «Il tempo che impieghi per leggerlo» cercando di strapparle un sorriso.
Lei si precipita nella sala da tè. Si siede, sfila il testo dalla busta e usa lo scontrino come segnalibro. Alle 22 è ora di chiusura, chiude il volume e se ne va.
Dodici ore dopo è di nuovo di fronte ad un cappuccino ad ascoltare le parole su carta dell’autrice, in libreria. Finisce alle 13 e si presenta alla cassa. Dice: «Vorrei cambiare questo libro. Ho con me lo scontrino». La cassiera risponde: «Le faccio un buono o ne sceglie un altro?»
Dice: «L’altro lo posso sempre cambiare?»
Risposta: «Certo!»
«Ne scelgo un altro.»
Si rituffa tra gli scaffali, prende il titolo nuovo e paga alla cassa.
Il giorno dopo blocca il commesso: «Quanti giorni ho per cambiarlo?». Lui ripete: «Il tempo che impieghi per leggerlo», sempre simpatico. Stessa storia. E ancora.
Dopo 32 giorni e 24 libri sostituiti, la voce si sparge in tutto il quartiere. Lei osserva curiosa gli sguardi attenti della gente che la vuole vedere, qualcuno comincia ad imitarla già nei pasti che prende durante la lettura.
Il fenomeno fatica a rimanere circoscritto. Dopo quasi due mesi dal primo acquisto già altre due persone le siedono accanto con i libri cambiati qualche istante prima. Per poi ripresentarsi alle 10 del giorno dopo. E dare vita al fenomeno.
Il direttore della libreria è costretto a prendere provvedimenti rapidi e l’indomani la sala da tè è chiusa. Lei entra e si siede sui divanetti, incurante. Lui viene avvertito dell’arrivo e la raggiunge.
«Signorina, le devo chiedere di andarsene. Questa libreria non effettua più alcun cambio della merce». Lei lo fissa da sotto gli occhiali: «Bene, sto decidendo se comprare questo libro. E’ consentito scegliere ancora, o no?».
Basito, lui balbetta in segno di assenso e se ne va.
Alle 22, quando le casse stanno chiudendo, lei si presenta dalla signorina. Le consegna il libro. «Grazie» ed esce senza girarsi.
La cassiera legge il titolo, apre la seconda di copertina vergata a mano: “Domani non venire a lavorare” e si mette il volume nella borsa prima di uscire per l’ultima volta.
“Fahrenheit 451” sarà l’unica liquidazione del suo lavoro di cassiera in quella libreria bruciata al centro di Roma.

[TITOLI DI CODA: Buon compleanno, a te! ;-)]

lunedì 1 settembre 2008

My LifePod: primo giorno

Il primo giorno registrato sul mio LifePod risale al 7 febbraio 2005.
Lì ho cominciato a riversare le mie ossessioni on line, scaricandole prima in maniera confusa e irregolare, poi, sistematica e metodica.
Il successo decretato da chi ascoltava dalle mie cuffie mi ha fatto pensare di cambiare il gioco, almeno un po'. Prendere tutto, riversarlo su pc e regalarlo sotto una nuova forma. Che per il passato sarà esclusivamente cartacea, per il futuro apparterrà a questo, nuovo, LifePod.
Ho dunque di nuovo collegato tutto e messo in download.
E’ tranquillo, non c’è nessuno in giro:
"So if you have a minute why don't we go,
talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything...
So why don't we go
So why don't we go..."