Quando
c’è bisogno di lui, l’avvocato alza il telefono e compone il numero del
cellulare. Il tagliatore riconosce la provenienza e riattacca senza rispondere.
Nelle 24 ore successive gli viene fornita la mail con la descrizione del soggetto
da liquidare, una foto e le sue mansioni nello studio.
Il
lunedì successivo di solito, il tagliatore si presenta come un qualsiasi
cliente alla porta. Entra e si accomoda in sala riunioni. Ad attenderlo c’è sempre
la sua vittima, ignara in giacca e cravatta.
Lo
studio ha cominciato ad utilizzarlo quando c’è stata la prima necessità, dopo
soli due anni dall’apertura della sede di Roma. L’avvocato è stato il primo a
contattarlo su incarico del fondatore. Dopo tanto tempo è ancora lui a
chiamarlo e ad inoltrargli i profili delle vittime.
Il
tagliatore di teste ha un volto solo per i quattro dello studio presenti al
primo contatto molti anni or sono. Nessun altro lo conosce o lo vede così
spesso da ricordarlo. Invisibile col suo doppio petto scuro e le scarpe
impeccabili, è solo la vittima ad imprimerlo nella sua mente e a non
dimenticarlo più. Arriva dopo aver concordato l’appuntamento direttamente con
lui ed in mezz’ora sistema la faccenda. Dalle 2 alle 2 e mezza. Nessuno sa cosa
dice o come. Il giorno dopo il socio non si presenta più in studio per il resto
dei suoi giorni.
Quel
lunedì però la storia si ripete variata. Dopo 25 anni di servizio, il tagliatore
sta per terminare la sua collaborazione con lo studio. A sbrigare la faccenda
c’è l’avvocato, beffardo gioco delle parti in cui si trova catapultato oggi. The head cutter cut by the staff.
Suona
il campanello e l’avvocato lo attende già in sala riunioni. Si accomoda alle
due in punto. Impenetrabili si salutano con una stretta di mano che non lascia
scampo. L’avvocato prende fiato e parla.
Il
tagliatore annuisce senza fermarlo. Ripercorre tutta la sua vita professionale parlando
di loro e degli obiettivi raggiunti, dei servigi resi negli anni, dell’aria di
rinnovo nel personale che colpisce anche quelli vecchi e navigati come loro.
Rimane in silenzio anche quando l’avvocato mette sul tavolo la valigia nera raccolta
da terra. La liquidazione parla chiaro. Un milione di euro in contanti. Tutto
ciò per sistemare la faccenda scomoda dopo anni di onorato servizio.
Il
tagliatore si alza, chiude la borsa e gli stringe la mano. L’avvocato lo congeda
sull’uscio alle 2 e 14.
Quando
gli altri tre soci entrano nella stanza per essere informati sull’esito dell’incontro,
è già al telefono con un cliente. Fa cenno loro di sedersi e il suo collega
posa sul tavolo la valigia nera. Comprende il senso profondo dell’incontro di
pochi minuti prima. Riattacca in fretta e li guarda in faccia con gli occhi di
chi ne aveva fatte tante e le ricordava tutte. Con loro. «Lasciatemi qualche
minuto da solo» sussurra.
Rimane
immobile, adagiato sulla poltrona a guardare la città dall’attico dove è
arrivato parecchi anni prima. Col solo pensiero che alla fine è toccato anche a
lui. Solo che non può essere liquidato come gli altri. Non la solita procedura,
non un associato del suo calibro. Spera che quella borsa col milione arrivi a
sua moglie intatta, senza macchie. Il sacrificio del lavoro di una vita. Il
testamento da liquidare. Seduto sulle macerie, prima della fine, aspetta senza
fretta. La pallottola lo colpisce in piena fronte, nel silenzio. Alle 2 e mezza
il tagliatore esce dallo studio per la seconda volta quel giorno.
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