Quando
vede il libro che la mamma gli mette in valigia pensa ad un errore nonostante
le spiegazioni. Papà Gambalunga va
letto un capitolo al giorno e riassunto ogni sera. Senza reclami, c’è da vivere
l’estate colorata di un’orfanella che forse ce la fa, come spesso, grazie a
qualcun altro.
Dopo
pranzo inizia, mentre la sorella gioca in terrazzo con il secchio e le biglie
che erano sue. Legge il primo capitolo di “un
libro da bambine” e scrive svogliato dieci righe sul quaderno. A cena
presenta il lavoro e chiede spiegazioni sul romanzo. La mamma pare saperne
quanto lui.
Il
giorno dopo scarabocchia le parole sistemando punti e virgole, attenendosi al
testo. La mamma legge distratta il lavoro che procede.
Giorno
dopo giorno, per tutto luglio, l’orfanella Abbott esce dall’istituto in cui si
trova e si siede accanto a lui: gli sussurra una storia diversa. Della sua
passione per la scrittura che va oltre un libro che neanche una mamma ha letto
come vorrebbe far credere. Gli narra delle storie che ti trovano quando meno te
l’aspetti, semplicemente immaginando. Dovunque, un racconto da cogliere, anche
nei compiti che ti scelgono, a dieci anni, come in seguito.
Il primo
libro della sua vita era stato scelto da qualcun altro, abbandonato sul
comodino con il segnalibro che scalava le pagine distratto, nonostante tutto.
Ma insieme c’era il quaderno con la storia di quello che sarebbe stato Papà Gambalunga, se solo qualcuno, in
quella casa, avesse letto il libro. Lì c’era la prima bozza sghemba di un
racconto che solo lui conosceva, con gli stessi personaggi di Webster. Il suo
primo, breve, romanzo su fogli a quadretti, in cui scoprì l’amore timido per le
realtà diverse che vedeva nella sua mente. La trama parallela che la mamma
leggeva ogni giorno chiudendo il quaderno, non sapendo che negli anni ne
avrebbe comprati altri per assecondare le vite dei personaggi di suo figlio.
Assistendo inconsapevole alla nascita di una storia che avrebbe conosciuto solo
leggendo, un giorno. Quella di Mamma Gambalunga.