martedì 3 aprile 2012

The lift


Esce ravviandosi i capelli. Attenta a non sorridere troppo, gli fa l’occhiolino, muovendo le dita a saluto fugace e sensuale.
Lui rimane seduto sul corrimano, attaccato alla parete dell’ascensore. I pantaloni slacciati e la camicia penzolante.
L’ha masturbato al 36esimo piano. “Pressroom” indica la targhetta sulla pulsantiera. Pullulante di fotografi e giornalisti durante il giorno, alle 4 di notte solo due figure scomposte che si salutano nel buio.
Senza lasciare tracce se n’è andata in bagno, perdendosi nel piano. Lui non ha intenzione di aspettare, spinge il pulsante e riscende.
Il guardiano all’entrata lo lascia passare, ferma un taxi e sale. Direzione Tribeca.
Il buio in casa gli restituisce la sagoma di lei sul letto. Il respiro regolare e il profumo della pelle. Congeda la baby-sitter che dorme sul divano con la tv ancora accesa e le regala 50 dollari in più. La doccia lo attende, calda e scrosciante.
Quando s’infila nel letto, la sveglia del giorno prima suona. La zittisce con un colpo secco e si gira dall’altra parte. Sente socchiudere la porta. Lei entra e si sdraia accanto. Lui la tiene stretta, baciandole i capelli che sanno del balsamo della sera prima.
«Papà» fa lei.
«Dimmi amore» le sussurra all’orecchio.
«Sono felice per la gita di domani, lo sai? La maestra ha detto che possiamo fare le foto. Mi presti una delle macchinette?» gli domanda.
«Certo tesoro, domani mattina la scegli. Magari una di quelle piccoline, va bene?». Lei annuisce nel silenzio.
«Ho paura a salire così in alto, papà»
«Dall’Empire vedrai tutta New York amore mio. Ci sarà solo tanto vento»
«No, ho paura dell’ascensore, papà»

Nessun commento:

Posta un commento