Avevano
fatto l’amore in riva al mare. Al tramonto, inseguito le loro ombre che si
allungavano sulla sabbia. Passeggiando, avevano comprato tempo al loro tempo, pagando
la giornata senza dire una parola. Sfiorandosi soltanto, tra le dune intatte di
fine settembre e la torretta in mezzo all’acqua, all’orizzonte.
Tutt’intorno
si stava allagando, solo che non pioveva. Almeno fuori. Non avevano più cure da
somministrare o dighe da innalzare. A monte della storia qualcosa s’era
infranto, precipitando acqua a valle. Non era nemmeno la coda di un temporale
estivo.
Lei
lo capì prima, perché loro lo sanno. Nonostante lui pronunciasse sicurezza nei
passi, Atlantide sprofondava. E la rimirava l’ultima volta prima di saltare
giù. Perché anche per il comandante arriva il tempo di abbandonare la corazzata
sull’ultima scialuppa. Magari con due puttane qualsiasi, di quelle che nel
momento più bello gli han fatto pensare a lei con un altro uomo e venir voglia
di vomitare. Per quello che era e che le stava facendo. Sul divano di casa, la
sera prima e quella dopo. Nell’unica settimana in cui lei era lontana da quando
vivevano insieme.
Le
ombre si allungavano smarrendosi nell’uniola adesso. Il cielo scuriva i fili
rossi all’orizzonte. Loro tacevano come fa la gente stanca quando il giorno
declina. L’acqua li trascinò via ribaltandoli. Se la vita fosse una partita di
pallacanestro, ci sarebbero due tiri liberi ancora.
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