A
fianco c’erano Patty Pravo e Monica Vitti. Davanti Greta e Mina.
La
brezza marina scontornava la serata fresca raggiungendoli anche lassù, sotto i
riflettori di quel piccolo palco allestito sulla sabbia.
La
telefonata l’aveva trovato il pomeriggio precedente. Anna Oxa aveva detto: “Fregene, stabilim Blue Marlin ore 21. In
tiro per un’altra serata di 40enni”.
Era
lì, tra occhiate curiose e salsedine. Patty gli diede uno spintone mentre lo
incitava, muovendo la testa. Quella sera il trucco alla Marilyn sembrava
nasconderlo meno del solito. La verità è che da quando aveva incontrato Michela,
troppi pensieri lo trattenevano nell’accettare quelle serate.
Dal
basso si brindava alle loro movenze sinuose, ridendo con gli amici. Ormai più
di un centinaio di persone affollava lo stabilimento, illuminato dal chiaro di
luna e dalle fiaccole disposte intorno al perimetro. Le luci presenziavano in
cima al palco, rischiarando solo chi vagheggiasse il desiderio di mettersi in
mostra.
E
come spesso capitava c’erano loro, almeno nella prima parte della serata. A
scaldare gli animi in attesa che l’alcool e la coca avessero il sopravvento
sulla timidezza degli avventori. A quel punto il quattrometriperquattro in legno allestito non sarebbe bastato più.
Anticamera di chi avrebbe proseguito la serata più giù, da basso, a consumarsi
fino all’alba.
Le
aveva semplicemente detto che andava una festa. Si sarebbero sentiti l’indomani,
amandosi. Senza spiegazioni dopo sole tre settimane dalla prima volta.
Mimò
il gesto a Monica e scese la scalette per fumarsi una sigaretta. Il vestito bianco
lo fasciava in vita stringendolo più del solito. Raddrizzò il seno storto
palpandolo deciso.
Fu
quando appoggiò il filtro tra le labbra macchiandolo appena. Fu quando l’unica
reazione lo nascose dietro la tenda alla base del palco. Fu mentre il roscio
insisteva con la fiamma accesa. Fu quando riconobbe i suoi occhi e allora la
scia dei suoi passi veloci accolse la sigaretta spenta e sghemba. Fu lì che la
vide. Tra sbuffi di sabbia alzati dal tacco bianco.
La
Oxa lo bloccò all’ingresso del bagno. Riuscì a dire che stava bene, una rinfrescata, serata afosa.
La
realtà è che Michela non sapeva nulla delle sue serate, soprattutto a
pagamento. Della sua vita facile di notte. Trasformista e anonima. Senza amori.
Senza mai poter pensare di trovare un giorno la sua donna a pochi metri.
Doveva
andarsene. Nonostante il vestito e la parrucca. A dispetto del trucco e del
seno di nuovo stravolto. Malgrado tutte quelle persone con le quali mischiarsi.
Il rischio di farsi scoprire così… così
biondo!, avrebbe significato perderla. Forse per sempre.
Sostò
allo specchio non guardandosi veramente. L’ombra gli passò accanto preceduta
dal profumo. Lei gli sorrise allo specchio mentre era ancora paralizzato. «Bel
vestito!» commentò con il lucidalabbra tra le dita. «Quando la moglie è in vacanza è un film che adoro! Lei… scusami, TU»
e rise «sei semplicemente meravigliosa!».
Si
mosse abbassando lo sguardo sulla borsetta solo quando Michela prese a disegnare
il contorno delle sue labbra.
«Vi
ho visto lassù, tutte quante. Ahhh, invidio la capacità di divertirvi e di
trasformarvi, ogni tanto vorrei avere anche io le sembianze di Marilyn o della
Oxa qui fuori. Senza barattare mai quel po’ di talento che ho con il suo
riconoscimento. Senza tacere mai o adattarmi. Scambierei il mio essere donna
vera con la tua ricetta stasera. Anche scaduta.»
Lui
mugugnò con lo sguardo basso e le mani tremanti.
«Solo
che poi…» continuò schioccando le labbra, ammirandosi «… Solo che poi chi glielo
dice?»
Richiuse
tutto nella borsetta, sistemò la gonna e gli passò di nuovo alle spalle sorridendo
nello specchio. «Chi glielo dice al mio ragazzo che sta con una che di notte è
morta da più di quarant’anni?» e rise. «Buonanotte Mary, buon lavoro!».
La scia del
suo profumo era ancora lì quando Lorenzo salì in macchina, verso casa. Un’ora
dopo.
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