lunedì 16 gennaio 2012

Marilyn


A fianco c’erano Patty Pravo e Monica Vitti. Davanti Greta e Mina.
La brezza marina scontornava la serata fresca raggiungendoli anche lassù, sotto i riflettori di quel piccolo palco allestito sulla sabbia.
La telefonata l’aveva trovato il pomeriggio precedente. Anna Oxa aveva detto: “Fregene, stabilim Blue Marlin ore 21. In tiro per un’altra serata di 40enni”.
Era lì, tra occhiate curiose e salsedine. Patty gli diede uno spintone mentre lo incitava, muovendo la testa. Quella sera il trucco alla Marilyn sembrava nasconderlo meno del solito. La verità è che da quando aveva incontrato Michela, troppi pensieri lo trattenevano nell’accettare quelle serate.
Dal basso si brindava alle loro movenze sinuose, ridendo con gli amici. Ormai più di un centinaio di persone affollava lo stabilimento, illuminato dal chiaro di luna e dalle fiaccole disposte intorno al perimetro. Le luci presenziavano in cima al palco, rischiarando solo chi vagheggiasse il desiderio di mettersi in mostra.
E come spesso capitava c’erano loro, almeno nella prima parte della serata. A scaldare gli animi in attesa che l’alcool e la coca avessero il sopravvento sulla timidezza degli avventori. A quel punto il quattrometriperquattro in legno allestito non sarebbe bastato più. Anticamera di chi avrebbe proseguito la serata più giù, da basso, a consumarsi fino all’alba.
Le aveva semplicemente detto che andava una festa. Si sarebbero sentiti l’indomani, amandosi. Senza spiegazioni dopo sole tre settimane dalla prima volta.
Mimò il gesto a Monica e scese la scalette per fumarsi una sigaretta. Il vestito bianco lo fasciava in vita stringendolo più del solito. Raddrizzò il seno storto palpandolo deciso.
Fu quando appoggiò il filtro tra le labbra macchiandolo appena. Fu quando l’unica reazione lo nascose dietro la tenda alla base del palco. Fu mentre il roscio insisteva con la fiamma accesa. Fu quando riconobbe i suoi occhi e allora la scia dei suoi passi veloci accolse la sigaretta spenta e sghemba. Fu lì che la vide. Tra sbuffi di sabbia alzati dal tacco bianco.
La Oxa lo bloccò all’ingresso del bagno. Riuscì a dire che stava bene, una rinfrescata, serata afosa.
La realtà è che Michela non sapeva nulla delle sue serate, soprattutto a pagamento. Della sua vita facile di notte. Trasformista e anonima. Senza amori. Senza mai poter pensare di trovare un giorno la sua donna a pochi metri.
Doveva andarsene. Nonostante il vestito e la parrucca. A dispetto del trucco e del seno di nuovo stravolto. Malgrado tutte quelle persone con le quali mischiarsi. Il rischio di farsi scoprire così… così biondo!, avrebbe significato perderla. Forse per sempre.
Sostò allo specchio non guardandosi veramente. L’ombra gli passò accanto preceduta dal profumo. Lei gli sorrise allo specchio mentre era ancora paralizzato. «Bel vestito!» commentò con il lucidalabbra tra le dita. «Quando la moglie è in vacanza è un film che adoro! Lei… scusami, TU» e rise «sei semplicemente meravigliosa!».
Si mosse abbassando lo sguardo sulla borsetta solo quando Michela prese a disegnare il contorno delle sue labbra.
«Vi ho visto lassù, tutte quante. Ahhh, invidio la capacità di divertirvi e di trasformarvi, ogni tanto vorrei avere anche io le sembianze di Marilyn o della Oxa qui fuori. Senza barattare mai quel po’ di talento che ho con il suo riconoscimento. Senza tacere mai o adattarmi. Scambierei il mio essere donna vera con la tua ricetta stasera. Anche scaduta.»
Lui mugugnò con lo sguardo basso e le mani tremanti.
«Solo che poi…» continuò schioccando le labbra, ammirandosi «… Solo che poi chi glielo dice?»
Richiuse tutto nella borsetta, sistemò la gonna e gli passò di nuovo alle spalle sorridendo nello specchio. «Chi glielo dice al mio ragazzo che sta con una che di notte è morta da più di quarant’anni?» e rise. «Buonanotte Mary, buon lavoro!».
La scia del suo profumo era ancora lì quando Lorenzo salì in macchina, verso casa. Un’ora dopo.

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