mercoledì 28 gennaio 2009

Prayer

E’ tra la Broadway e la Houston. Alle 2 di notte nemmeno il ciondolare ubriaco gli dà calore. Piove dai cornicioni dei palazzi, da una settimana. A quell’incrocio si è lasciato mille mondi alle spalle, solo qualche ora prima. E’ ritornato fin qui non per rinascere, ma per continuare a vivere. Tutto quello che sa è probabilmente quello che ha.
Si appoggia al muro bagnato, alza lo sguardo. Si lascia scivolare per terra, pantaloni e scarpe zuppe. Tira fuori dalla tasca della giacca il blackberry e inizia la sua preghiera.

“Dear Susan, se stai leggendo questa mail vuol dire che ho trovato il coraggio di spedirtela.
Quindi, buon per me.
Non mi conosci molto bene, ma se me ne dessi l’occasione inizierei a raccontarti per ore ed ore quanto sia difficile per me scrivere.
Ma questa… questa è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto scrivere.
Non esiste un modo semplice per dirlo, quindi lo dirò e basta.
Ho incontrato una persona. E’ stato un caso. Non la stavo cercando, non ero a caccia. E’ stata la tempesta perfetta. Lei ha detto una cosa, io un’altra. E all’improvviso volevo passare il resto della mia vita a fare quella conversazione.
Ora ho questa sensazione nello stomaco e non sono gli alcolici che ho bevuto stasera.
Potrebbe essere lei quella giusta.
E’ completamente pazza, in un modo che mi fa sorridere. E’ nevrotica e casinista. C’è molto da sopportare.
Quella persona sei tu, Susan. Ecco la buona notizia.
La brutta è che non so come fare per stare con te. E questo mi spaventa a morte.
Perché se in questo momento non sono con te, ho la sensazione che non staremo mai più insieme.
Il mondo è enorme, cattivo, pieno di svolte e cambiamenti. E le persone a volte si distraggono e perdono l’attimo. L’attimo che avrebbe potuto cambiare tutto.
Non so cosa succederà tra di noi e non so spiegarti perché dovresti perdere tempo con uno come me, magari all’angolo tra la Broadway e la Houston dove ti ho salutato.
Ma, cazzo, profumi di buono. Di casa. E sai anche cucinare, no? Quello conterà pur qualcosa!
Call me.

Per poco tuo,
Ralph”

Il display pieno di gocce gli illumina il viso di una luce azzurra. La sua notte, ora, è un temporale di tosse nel petto. Un taxi gli suona dalla strada, ansioso.
Alza lo sguardo perché c’è ancora vita intorno. Ma la conosce troppo bene per fidarsene.
Il tizio sceso dalla macchina gli punta alla gola il coltello e gli strappa il cellulare dalle mani.
Urla: «No!» con gli occhi segnati. Non spinge ‘SEND’, non fa in tempo.
La sua preghiera corre lontano. A piedi, da qualche parte nella notte.

2 commenti:

  1. la fine ...l'hai un pò fatta alla americana..eh?
    ;)
    bello però che scrivi.

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  2. Oddioooo ma sei matto??? mi fai venire gli occhi lucidi!!! e che cavolo di finaleeee!!! =(
    sono rimasta con la bocca aperta! o.O
    Ps: forse ho trovato chi mi pubblicher il libro prima o poi! ;) ti racconterò!
    ciao cugi.

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