lunedì 26 marzo 2012

Tu, io

Diglielo, no? Ora che si è seduto tra la gente. La faccia di chi ha troppi sogni e ne sceglie uno al giorno. Non fissarlo, vai lì e sputagli la verità. Mostragli il cappotto e la cravatta. E già che ci sei, apri le mani e regalagli i tuoi due cellulari. Sfilagli il suo senza credito dai jeans larghi. Digli che ti rifugi sotto la metro per non sentire nessuno, almeno dieci minuti al giorno. Strappagli di mano quel libro che hai adorato e tira fuori le carte che hai nella borsa adesso. Gettagli in grembo il futuro di un uomo d’affari che ha falsificato se stesso con una penna di marca. Che non è capace di amare una donna senza pagarla. Che si racconta che un giorno s’è acceso una sigaretta, ma ha bruciato la sua vita.
Perché non ti siedi a fianco a lui, gli dai di gomito e gli sussurri che una volta era così anche per te, dentro quei vestiti presi a caso? Solo quindici anni fa, il libro, l’abbonamento della metro e la donna al telefono, sempre la stessa. Mostragli chi sarà, fagli la recensione del film della vita che reciterà. Togli lui la folle felicità del lanciatore di coltelli cieco.
Spiegagli che una lei, da sola, può portargli via tutto. E raccontagli anche di non fermarsi disperato dopo che se ne sarà andata. Digli di quante ne vedrà passare dai finestrini bagnati dei treni, da oblò di navi in partenza salpate di corsa. Illustragli che un dibattito non sono rutti tra amici, ma che quelli almeno divertono rispetto ai discorsi che sei costretto a fare ora.
E portalo giù, lui che vola tutti i giorni verso i propri sogni, tu che l’hai fatto una sola volta nell’ultimo anno e t’hanno legato ad una flebo per riacciuffarti dall’overdose. Prendilo a schiaffi se ora la sua disperazione risiede nel minuto dopo un esame andato male. Diglielo che la tua dura da una vita ormai. E non provare a piangere. Non adesso che hai trovato te stesso e non è troppo tardi, forse. Parlaci.
Guarda, ti sta fissando. Eccolo. Ti ha riconosciuto come hai fatto tu appena è entrato nel vagone. Con gli occhi indica un punto nel futuro. Te: lui tra quindici anni. Dai, prima che scenda… ora che ce l’hai ad un palmo…
«Michele»
«Prego?»
«Niente, stavo solo cercando… qualcuno»

1 commento:

  1. Questo pezzo, lo capisco profondamente. Potrei dire molto, ma nel misto di malinconia che lo (mi) avvolge dirò solo ciò che di più semplice, ma vero, mi viene in mente. Bello. Punto.

    V.

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