martedì 8 gennaio 2013

Ombre in lunetta


Avevano fatto l’amore in riva al mare. Al tramonto, inseguito le loro ombre che si allungavano sulla sabbia. Passeggiando, avevano comprato tempo al loro tempo, pagando la giornata senza dire una parola. Sfiorandosi soltanto, tra le dune intatte di fine settembre e la torretta in mezzo all’acqua, all’orizzonte.
Tutt’intorno si stava allagando, solo che non pioveva. Almeno fuori. Non avevano più cure da somministrare o dighe da innalzare. A monte della storia qualcosa s’era infranto, precipitando acqua a valle. Non era nemmeno la coda di un temporale estivo.
Lei lo capì prima, perché loro lo sanno. Nonostante lui pronunciasse sicurezza nei passi, Atlantide sprofondava. E la rimirava l’ultima volta prima di saltare giù. Perché anche per il comandante arriva il tempo di abbandonare la corazzata sull’ultima scialuppa. Magari con due puttane qualsiasi, di quelle che nel momento più bello gli han fatto pensare a lei con un altro uomo e venir voglia di vomitare. Per quello che era e che le stava facendo. Sul divano di casa, la sera prima e quella dopo. Nell’unica settimana in cui lei era lontana da quando vivevano insieme.
Le ombre si allungavano smarrendosi nell’uniola adesso. Il cielo scuriva i fili rossi all’orizzonte. Loro tacevano come fa la gente stanca quando il giorno declina. L’acqua li trascinò via ribaltandoli. Se la vita fosse una partita di pallacanestro, ci sarebbero due tiri liberi ancora.

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